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Non vale solo per i tumori, ma per molte malattie, ad esempio quelle che interessano il sistema cardiovascolare. Ormai sembra un ritornello: mangiare bene, praticare attività fisica, non ingrassare, non fumare, non bere alcolici… Eppure è proprio così. Tutti questi fattori contribuiscono a mantenerci in salute. Se avete letto il post sui fattori genetici, ricorderete che il tumore non si origina per una sola causa, ma concorrono più fattori alla sua insorgenza. Quindi meno fattori ci saranno, minore sarà la probabilità di ammalarsi.
Affrontiamo ora il fattore dieta, argomento sul quale esiste una quantità enorme di dati, molti dei quali discordanti, altrettanti che dividono piuttosto che unificare le raccomandazioni utili.
Diciamo che il vecchio adagio di una dieta varia ed equilibrata è ancora valido. Aggiungerei il suggerimento della dieta mediterranea, che oltre ad essere di per sé varia ed equilibrata, per la maggior parte di noi è anche gradevole da seguire, non fosse altro perché ci siamo abituati.
E la carne rossa? I latticini? La soia? Lo zucchero? E la lista sarebbe molto lunga.
Impossibile in un post esaurire tutte le tematiche in maniera scientificamente corretta. Anche perché verificare l’efficacia di una dieta nei confronti del rischio di un tumore credo che sia molto, ma molto difficile.
Immaginiamo un grande spazio, ove sia fatto vivere un grande numero di animali, geneticamente tutti uguali o molto simili, nutriti da uno sperimentatore. Metà di essi riceverà una certa dieta, per esempio contenente il nutriente X, l’altra metà una che ne è priva. Nel tempo si osserverà quanti animali hanno sviluppato tumori in ciascuno dei due gruppi. Gli animali abbiamo detto che sono geneticamente molto simili, respirano la stessa aria, mangiano solo quello che viene dato loro dallo sperimentatore, diciamo che “vivono la stessa vita”. Il dato su quanto l’elemento X possa influire sullo sviluppo di un tumore sarà parecchio attendibile. Gli studi sull’uomo ovviamente sono molto diversi! Pur applicando il massimo rigore scientifico, volto a rendere “simili” i vari gruppi, pensate a quante variabili ci sono (individui geneticamente diversi, ambienti diversi, abitudini diverse), ma soprattutto il fatto che quasi sempre si analizzano le risposte delle persone a questionari forniti. Non si vuole dire qui che gli studi in questione siano a priori poco attendibili, rappresentano quanto di meglio si possa fare, ma i risultati dovranno essere intesi come “proposte”, delle indicazioni per considerare un fattore a favore o contro un’ipotesi. Difficilmente forniranno una risposta netta Sì/No alla domanda: l’alimento X aumenta il rischio di sviluppare un tumore? E anche se ci fosse una risposta potenzialmente attendibile a quest’ultima domanda, lo stesso cibo X potrebbe favorire lo sviluppo del tumore Z, ma ridurre il rischio per quello Y.
Alcuni alimenti poi possono avere effetti potenzialmente favorevoli o negativi a seconda del momento o della tipologia di alimento assunto
Facciamo l’esempio della soia: contiene sostanze tra cui i fitoestrogeni, cioè composti vegetali che però condividono azioni e vie metaboliche con gli ormoni estrogeni di derivazione animale. Non esiste un parere definitivo riguardo a soia e tumori (specie del seno e della prostata, che per definizione sono influenzati dagli ormoni). Se però si valutano nel loro insieme tutti i dati disponibili, sembra di poter dire che assumere una modesta quantità giornaliera di alimenti a base di soia (una porzione di tofu o 1 tazza di latte di soia per esempio) non aumenti il rischio di tumore (anzi delle donne asiatiche sembra che questo sia addirittura protettivo). Diverso è il discorso degli integratori (in cui la quantità di fitoestrogeni potrebbe essere “concentrata”, più elevata e quindi non sicura. Ancora diverso se l’assunzione inizia dopo una diagnosi di tumore al seno o addirittura in corso di terapia con farmaci tipo il tamoxifene: potendo essere controproducente, è consigliato evitare.
E il latte? Altro argomento dibattuto, uno di quelli per cui esistono molti risultati discordanti, non solo riguardo a diversi effetti su diversi tumori (per esempio alcuni dati sono a favore di un aumento di rischio per i tumori della prostata, altri per una riduzione di rischio dei tumori del colon retto), ma anche riguardo al medesimo tumore (alcuni studi a favore di un rischio aumentato, altri no), o sulla presenza di una soglia, cioè di una quantità al di sopra della quale vi sarebbe un aumento di rischio (soglie di 150, 200, 450 o 700 ml di latte al giorno, a seconda degli studi). Ancora una volta, gli stessi ricercatori sottolineano le possibili criticità di alcuni studi (non tutti). Per esempio riguardo al tumore mammario, chi non consuma latte vaccino, cioè di mucca, potrebbe invece assumere quello di soia, ed ecco che il risultato potrebbe risentire del fatto che è la soia ad essere protettiva e non il latte vaccino ad essere “pericoloso”. Esiste poi il timore della possibile quantità di estrogeni esogeni (ormoni estrogeni che si troverebbero nel latte vaccino a causa delle modalità di allevamento), ma da alcuni studi sembrerebbe che tali quantità – se presenti - sarebbero comunque troppo basse per provocare effetti significativi sul corpo umano.
Altro concetto mastodontico, quello degli integratori. Domanda tipica posta all’oncologo: posso prendere un integratore? Sarebbe un po’ come chiedere a un barista Può versarmi qualcosa in un bicchiere? C’è una bella differenza tra un succo d’arancia e una grappa! Integratore vuol dire che integra, che porta al nostro organismo qualcosa in più di quello che gli porta il cibo che assumiamo. La differenza la fanno proprio questi due punti fondamentali: qualcosa e in più. Qualcosa: che cosa? Vitamine? Sali minerali? Aminoacidi? E perché in più? Perché abbiamo una carenza di quell’elemento? Perché di più è meglio?
Ancora una volta impossibile dare risposta alle centinaia di domande che potrebbero scaturire sull’argomento. Però alcuni concetti possono essere considerati fondamentali: è giusto assumere integratori con lo scopo di correggere una carenza (mi manca qualcosa, dunque aggiungo, integro). Il di più invece non è detto che faccia bene: potrebbe non far nulla e l’eccesso essere semplicemente eliminato dal nostro organismo (ci perdiamo solo i soldi spesi per acquistare l’integratore), oppure un sovradosaggio potrebbe non essere innocuo.
Per i pazienti oncologici: vanno molto di moda gli antiossidanti, che tra i tanti presunti effetti dovrebbero proteggere per esempio le cellule sane dagli effetti nocivi della chemioterapia. Ancora una volta bisogna guardare tutto lo scenario e non solo una parte. Esistono per esempio dati secondo i quali assumere antiossidanti in corso di chemioterapia potrebbe essere dannoso, perché in qualche modo ne beneficerebbero anche le cellule tumorali! Non tutti gli studi sull’argomento portano alle stesse conclusioni, però il dubbio che emerge non è di poco conto, essendoci il rischio di rendere un po’ meno efficace una terapia.
E allora? Che cosa deve fare una persona che vuole mangiare nel miglior modo possibile per ridurre il rischio di sviluppare un tumore? Io mi sentirei di ripetere: dieta mediterranea. Seguono dieci punti, riassuntivi di quanto già spiegato, per fissare alcuni concetti base
1. Non fare mai mancare frutta e verdura. Su questo quasi tutti gli studi concordano e il beneficio sembra esserci per quasi tutti i tipi di tumore, oltre che su altre malattie non tumorali.
2. Ridurre il consumo di carne, specie rossa. Vale però la pena ricordare che non è solo la carne in sé, ma anche quello che il consumo di carne può portarsi dietro. Se è carne processata (cioè lavorata), se sono stati aggiunti conservanti, se è stata cotta in modo da aumentare il rischio di formazione di sostanza tossiche, ecc. Assumere una quota di proteine attraverso legumi
3. Ridurre l’assunzione di zucchero (specie chi è abituato a consumarne in quantità). Sfatiamo il mito che le cellule tumorali si nutrono di zucchero (o meglio di glucosio), quindi se non lo mangio la cellula tumorale muore. Anche la cellula nervosa e quella cardiaca si nutrono di glucosio, ma mica muoiono se smettiamo di mangiarlo! È però vero che ridurre l’assunzione di zuccheri può modificare alcuni meccanismi attraverso i quali le cellule producono e utilizzano l’energia, talora con effetti che potrebbero ostacolare la cellula tumorale. Si tratta di fenomeni complessi, che potrebbero avvenire come no, o ancora avvenire solo per alcuni tipi di tumore e/o in alcune persone in particolare. Non esiste un effetto diretto: stop zucchero = cellula tumorale morta. Però ridurre lo zucchero aiuta anche a perdere peso, perché si riducono le calorie introdotte e migliora il compenso metabolico in chi è a rischio di sviluppare diabete.
4. Evitare gli alcolici. L’alcol è stato inserito tra le sostanze cancerogene senza soglia (cioè anche poco fa sempre male). Alcuni tipi di tumore sono più noti per svilupparsi in soggetti con storia di abuso di alcol (es tumore del fegato, di alcuni organi a livello di testa e collo, dell’esofago, dello stomaco, del pancreas, ma anche del seno). Tra tutti gli slogan che sono pensati per riassumere il concetto, farei salire sul podio quello trovato sul sito dei CDC (Centers for Disease Control and Prevention, negli USA) The less alcohol you drink, the lower your risk for cancer (meno alcol bevi, più riduci il rischio di tumore).
5. Assumere con il cibo una quantità di calorie adeguata a mantenere un peso corporeo normale (va calcolata sulla base dell’età, dello stato di salute in quel momento, del peso, dell’attività fisica che si pratica, ecc). Per verificare se sei in sovrappeso o addirittura obeso, vai qui
6. Latte vaccino. Al momento non vi sono prove sufficienti per sconsigliarne l’assunzione riguardo al rischio oncologico. Potrebbe essere prudente non esagerare con le dosi. Una tazza al giorno per esempio, se piace e se si digerisce bene, potrebbe produrre più benefici che rischi.
7. Alimenti particolari (vedi sopra esempio della soia): chiedere SEMPRE al proprio medico in caso di dubbi. Uno stesso alimento in certi momenti della vita potrebbe essere salutare e in altri dannoso.
8. Dedicare al pasto, per quanto possibile, tempo adeguato, senza fretta, senza ansia.
9. Integratori: bene integrare elementi mancanti o dosi aggiuntive se questo serve a un’azione specifica, con evidenza scientifica di efficacia (es acido folico o vitamina B in corso di alcune chemioterapie). Per il resto va sempre discusso con il proprio medico (o i propri medici, se sono più di uno o il paziente dovesse ricevere pareri non univoci), ma probabilmente nella maggior parte dei casi non servono.
10. Ricordarsi che il buon senso deve vincere sempre. Non private di un cibo gradito il vostro parente malato di tumore perché “potrebbe peggiorare il tumore” o non obbligatelo a diete stravaganti e sgradite perché fanno bene (succede purtroppo!). Ognuno valuti il rischio che è disposto a correre, scegliendo consapevolmente, rispetto al “beneficio” (per esempio il piacere di un bicchiere di vino durante un pasto a base di pesce). Lo stesso dicasi per i vari nutrienti. Inoltre vale il concetto di quanto e per quanto tempo si introduce una sostanza nell’organismo. Buon senso ed equilibrio insomma, sempre, adattando poi il tutto alla situazione specifica, quando è il caso.
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