Le buone notizie sono sempre benvenute! Anche se dobbiamo ricordarci che spesso si tratta di ipotesi di studio, di sperimentazioni in fase precoce, che potrebbero anche non avere il risultato sperato. Ma restano sempre belle notizie, perché sempre, anche in caso di "fallimento", contribuiranno ad aumentare la conoscenza riguardo a una certa condizione medica, e non solo.
Questa volta parliamo della sindrome di Lynch che, rientrando a pieno titolo nel capitolo dei tumori ereditari, avrà più di un post dedicato. Per ora ci limitiamo solo a una breve definizione, per concentrare il discorso sulla "buona notizia".
Detta anche "cancro non poliposico del colon (in inglese Hereditary Non Polyposis Colorectal Cancer o HNPCC), è una condizione geneticamente determinata che aumenta il rischio di sviluppare tumori del colon, nelle donne anche dell'utero e, in generale, anche se in misura molto minore, di altri tumori. I geni coinvolti sono quelli che intervengono nei meccanismi di riparazione e di appaiamento del DNA (geni del mismacht repair o MMR).
Veniamo ora alla notizia.
L'idea di creare vaccini contro le cellule tumorali non è nuova, protocolli sperimentali sono stati e sono in corso per alcuni tipi di tumori, però di solito in una fase in cui i tumori sono già avanzati. Il meccanismo che si vuole utilizzare è lo stesso delle vaccinazioni contro virus e batteri. Si cerca di stimolare il sistema immunitario a produrre una risposta contro molecole (dette "antigeni") esterne o non riconosciute come "normali" per il nostro corpo.
Se il nostro sistema immunitario si accorge che c'è un intruso, se intercetta una molecola che viene definita non self (cioè non facente parte del sé), allora si avvia un complesso e formidabile sistema di difesa che porta a due tipi di risposte: gli anticorpi, che "riconoscono " la molecola estranea e ne rendono più facile la sua eliminazione (si chiama immunità umorale), e la risposta cellulo-mediata in cui i "soldati" sono alcuni tipi di cellule addestrate a riconoscere ed quindi eliminare gli intrusi.
In questo caso però è la prima volta che si cercherebbe di ridurre il rischio di avere un tumore cercando di insegnare al nostro sistema immunitario a riconoscere le cellule tumorali quando si stanno formando o si sono appena formate, quindi per prevenire la malattia tumorale (o almeno ritardarne la sua comparsa nel corso del tempo).
Va detto che in realtà usiamo già dei vaccini per ridurre il rischio di sviluppare tumori, ma lo facciamo "indirettamente", vaccinandoci nei confronti di virus che a loro volta sono causa - o contribuiscono alla formazione di tumori (per esempio il vaccino contro il papillomavirus per ridurre il rischio di tumore della cervice uterina o quello contro il virus dell'epatite B per ridurre il rischio del tumore al fegato)
Questa volta invece è diverso perché si vorrebbe colpisce la cellula tumorale sul nascere. Per fare ciò sono stati studiati alcuni antigeni specifici che si trovano nelle cellule tumorali con le caratteristiche genetiche tipiche della sindrome di Lynch.
Partendo da studi preliminari, prima in laboratorio e poi su modelli animali,
un vaccino si è dimostrato in grado di ridurre il carico di malattia e di prolungare la sopravvivenza di topi ammalati. Sono stati fatti anche altri studi, cercando di potenziare la risposta immunitaria anti-tumorale indotta dal vaccino, utilizzando un comune farmaco antinfiammatorio, il naproxene, con ulteriore beneficio.
Dai primi dati incoraggianti ecco allora l'idea del "salto" verso la prevenzione e non solo la terapia di un tumore già avanzato. Come? Rendendo estremamente potente la risposta immunitaria, aumentando sia il numero che la potenza degli antigeni.
Uno studio sull'uomo di fase preliminare potrebbe iniziare già nei primi mesi del 2022, essendo ora in fase di progettazione. Una società svizzera, la Nouscom, ha infatti sviluppato un vaccino che contiene 209 cosiddetti "neoantigeni" tumore-specifici, cioè molecole che sarebbero presenti solo nelle cellule cancerose o pre-cancerose dei tumori nei soggetti con sindrome di Lynch. Il numero e il tipo di antigeni dovrebbe provocare una potente risposta immunitaria contro queste cellule, neutralizzandole prima che possano moltiplicarsi, prendere il sopravvento e formare così il tumore vero e proprio.
Il vaccino peraltro è attualmente in corso di sperimentazione sull'uomo anche in un altro studio, ma sempre per tumori con le caratteristiche di quel "difetto" (o molto simile).
Come si è detto gli studi preliminari sono promettenti. Certo tra l'ipotesi e l'eventuale disponibilità in commercio, ci vogliono risultati favorevoli in diverse fasi degli studi, cioè deve essere dimostrata non solo l'efficacia (cioè che funziona), ma anche la sicurezza (che non siano dannosi o quanto meno che gli effetti indesiderati siano di entità ben minore rispetto agli effetti positivi). Ci vorrà sicuramente tempo, ma già da ora è una buona notizia.
Primo perché per la prima volta si parla di "vaccinare" contro il rischio di sviluppare un tumore in una malattia geneticamente determinata. Si parte da qui e, se tutto andrà bene, si potrebbe estendere anche ad altre patologie.
Secondo perché le tecniche scientifiche possono nascere per uno scopo, ma poi è sempre conoscenza e tecnologia che potrebbe essere applicata in altri campi.
Seguiremo con attenzione, ma sempre con i "piedi per terra", il corso degli studi, sperando di poter scrivere tante altre buone notizie su queste stesse pagine!!!
Per chi volesse saperne di più, qui c'è una spiegazione in inglese un po' più dettagliata, anche se dedicata soprattutto a chi ha già conoscenze sull'argomento.
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